Mentre Gesù s’incamminava verso Gerusalemme, un uomo gli domandò se erano pochi quelli che si salvavano (…). Gesù Cristo non rispose direttamente alla questione proposta, perché essa non interessava gli uomini ma Dio. Che importa, infatti, a noi il sapere se sono pochi o molti quelli che si salvano?
Il necessario per noi è il salvarci e, poiché non c’è un destino di perdizione per alcuni o di salvezza per altri, il salvarci dipende dallo sforzo nostro nel fare il bene e dal nostro filiale appello alla divina misericordia. Più che sapere il numero degli eletti, bisogna sforzarsi di appartenervi, senza presumere di potere avere una posizione di privilegio nel Paradiso solo perché la si è avuta sulla terra (…). È questo il senso fondamentale della risposta di Gesù.
Egli esortò ad entrare nel cielo per la porta stretta cioè per la via delle rinunzie alle passioni disordinate e della fedeltà alla divina Legge. Il mondo crede stretta ed opprimente questa via e Gesù la chiama stretta in questo senso ma, in realtà, la vera porta stretta ed opprimente è quella del male, perché stringe l’anima nei lacci della più terribile schiavitù. La porta del cielo appare stretta ma, in realtà, è immensamente larga e bella; basta introdurvisi per intenderlo.
Porta stretta può chiamarsi anche l’ultimo epilogo della vita, quando si va a Dio con quello che si è operato e, essendo finito il tempo della prova, non si può mutare più la propria condizione. La giustizia divina allora è come una stretta, una valutazione precisa, evidente e perciò inappellabile della vita. Molti, in quel momento, vorrebbero entrare cioè vorrebbero mutare la loro condizione ma non lo potranno perché sarà chiusa la porta, sarà finita la vita del tempo e non si potrà presumere di ricominciarla. Il pensare, come fanno tanti stolti, che dopo la morte si possa in altro modo ed in una nuova esistenza terrena ripigliare il cammino sulla vita, è una fantasia pericolosa; quando si è giunti si è giunti e, quando si è chiusa la porta della vita, non c’è altra alternativa: o si rimane dentro col Padre di famiglia a godere o si rimane fuori, nell’eterna perdizione a soffrire (…).
La via della salvezza è stretta, perché molti la insidiano e cercano di porvi ostacoli. C’è nel mondo una strana inimicizia contro tutto quello che è bene, un’inimicizia che viene da suggestioni diaboliche e che a volte abbindola anche i buoni, rendendoli strumento di male involontariamente. È necessario tirare dritto e guardare l’ultima meta che dobbiamo raggiungere.
(Don Dolindo Ruotolo, dal commento al Vangelo di San Luca – 13, 22-30)
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