Avevamo considerato in un articolo precendente (QUI) la perspicacia intellettuale e lo spirito profetico di R. H. Benson che, nel suo romanzo Il Padrone del mondo, è riuscito a presentare la società mondiale ed ecclesiale del futuro se avesse proseguito sulla scia devastante della Rivoluzione anticristiana e se avesse sviluppato quei germi di male da essa seminati nelle varie tappe del suo dispiegamento storico.
Ebbene, solo quattro anni dopo, nel 1911, lo stesso autore volle scrivere un altro romanzo “speculare” – per così dire – rispetto al primo, intitolato L’alba di tutto. Lo stesso Benson spiegò che mentre Il Padrone del mondo tratteggiava gli sviluppi conseguenti al pensiero moderno, L’alba di tutto rappresenta cosa potrebbe avvenire, invece, se si innescasse il processo inverso e l’umanità seguisse il pensiero antico (1).
Occorre, tuttavia, rilevare che il secondo romanzo non fu scritto puramente per riparazione o “su commissione”, quasi per porre rimedio allo sconcerto del primo. Benson utilizza il nuovo spunto creativo per esplicitare la propria visione di una società ideale basata sul Cristianesimo.
Ebbene, questo romanzo ha un aspetto di grande interesse perché se è vero che la storia ci mostra che l’umanità ha preso la “via A” (quella della Rivoluzione), quella delineata ne Il Padrone del mondo con le conseguenze che ne sono poi derivate, la “via B” (quella della Controrivoluzione) che non può ormai più essere il frutto di una libera scelta dell’uomo alternativa alla prima, può però – anzi sarà di certo – la via della restaurazione che risulterà da un diretto intervento di Dio nella storia con cui, alla fine, realizzerà la sua promessa relativa all’instaurazione del regno del Cuore Immacolato. Si badi che si tratta di “utopia cristiana” ma di “speranza cristiana” che avrà la sua realizzazione nel prossimo futuro…
Ma cosa dice Benson in questo romanzo?senza dubbio si assume un’impresa gigantesca, quella ovvero di delineare le caratteristiche di un impero cristiano nel XX secolo, un mondo in cui Cristo trionfa (come recita il sottotitolo dell’edizione italiana del romanzo) dopo Umanesimo, Riforma protestante, Illuminismo, Agnosticismo di massa. Un trionfo della Chiesa Cattolica. Si tratta di una vittoria della ragione che accoglie il Cattolicesimo come la modalità più perfetta di vita, la più adeguata all’umanità:
« Si riconobbe che la Chiesa era stata eternamente nel giusto in ogni campo […]. Non c’era niente di estraneo a Dio ». Questo principio diventa creatore di una struttura sociale unitaria, dove la Chiesa non è più un settore della società, ma il centro e il cuore di tutto.
Padre Jervis, la “guida spirituale” del protagonista Masterman, nel nuovo mondo cristiano – il monsignore segretario del Primate d’Inghilterra e dietro cui si cela retoricamente lo stesso scrittore –, spiega al disorientato prelato:
« Se avesse potuto capire che i dogmi della Chiesa erano i dogmi dell’universo; e non solo questo, ma che anche il mondo l’aveva capito con convinzione – beh allora, il fatto che la civiltà di oggi fosse davvero modellata su questo non l’avrebbe più sconvolto » (2).
In questo nuovo ordine mondiale viene plasticamente rappresentata l’armonia tra Cesare e Pietro: tutti i princìpi della terra (si è tornati dappertutto alla monarchia) rendono omaggio al papa.
« “Beh! – il monsignore fece una pausa – È semplicemente medievalismo di ritorno, mi pare”. “Esattamente! – disse l’altro – Ci siete arrivato finalmente. È medievalismo, cioè a dire, natura umana con fede e reverenza e senza ipocrisia” » (3).
È il Medioevo il periodo in cui tutto il mondo occidentale era cristiano, anche se i rapporti tra papato e impero erano stati spesso burrascosi. “Se è successo una volta” – pare chiedersi Benson – “perché non può succedere ancora?”.
In realtà il nuovo ordine mondiale che si avrà nella sesta epoca della Chiesa sarà ben di più di un semplice ritorno dell’èra medievale, come sembra riconoscere lo stesso Autore:
« Cesare aveva imparato che Dio era la sua definitiva ratifica: e Chiesa e nazione, ora forse per la prima volta, stavano insieme come anima e corpo, riunite in una sola personalità » (4).
Nel mondo ideale tratteggiato da Benson, inoltre, fede e scienza sono totalmente in armonia:
« La Scienza ammetteva i misteri della Fede; la Fede riconosceva le conquiste della Scienza. Ognuna garantiva che l’altra possedesse una sfera d’azione perfettamente legittima […]. Nessuno dei due aveva necessità di attestare la sua posizione attaccando quella dell’altro […]. Lo scienziato ripeteva: “Credo in Dio”; e il teologo: “Riconosco la natura” » (5).
Note:
1) Cf P. Pegoraro, L’alba di tutto, in La nuova Bussola Quotidiana, 26.02.2011.
2) R. H. Benson, L’alba di tutto, Fede & Cultura, Verona 2010, p. 82 (The Dawn of All, 1911).
3) Ivi, p. 86.
4) Ivi, p. 158.
5) Ivi, p. 136.