La Vergine Maria, a Belpasso, esorta costantemente e calorosamente all’affidamento alle sue cure di Madre mediante la consacrazione al suo Cuore Immacolato, vissuta in un cammino di penitenza, preghiera e riparazione.
Ella mette in relazione la principale missione del suo Cuore col titolo di Regina della Pace perché, percorrendo la “via del suo Cuore”, tutti i suoi figli diventino autentici credenti, ottengano la pienezza di quel sommo Bene che è suo Figlio, Re della pace e nostra Pace, alla cui destra Lei siede come Regina, e realizzino in se stessi e nel mondo la presenza di Cristo.
Quello della consacrazione è uno dei messaggi forti di queste apparizioni. Non è solo uno dei messaggi ma il principale messaggio attorno a cui ruotano tutti gli altri. In questo senso, queste mariofanie si possono accostare a quelle di Fatima per il ruolo centrale e il senso profondo che il Cuore Immacolato detiene per la salvezza del genere umano e per l’avvento del sospirato trionfo del regno di pace.
Nell’ultimo messaggio, quello del 25 marzo 1999, la Madonna fece l’esplicita richiesta, attraverso il veggente Rosario, di una speciale consacrazione delle famiglie, delle parrocchie e delle diocesi al Cuore Immacolato della Regina della Pace e, per questo tramite, al Sacro Cuore di Gesù:
«È giunto il momento di chiedere al Santo Padre di promuovere con l’ausilio di tutti i vescovi una speciale consacrazione delle famiglie al mio Cuore Immacolato e, per esso, al Sacro Cuore del Signore Gesù, e così di quella delle parrocchie e di tutte le diocesi del mondo, secondo la volontà espressa da nostro Signore».
In questo peculiare messaggio è reso esplicito il posto di Primo ordine del Cuore Immacolato per la salvezza del mondo; gli uomini (individualmente e comunitariamente), consacrandosi ad esso, dicono il loro “fiat” alla proposta di salvezza che Dio offre al mondo: il Cuore dell’Immacolata, nuova Arca di Salvezza.
Questo quadro diventa chiaro attraverso i tre segni che la Regina della Pace offrì a Rosario quello stesso 25 marzo 1999, vale a dire: un ramoscello di ulivo, una corona del Rosario, il suo Cuore. Il discorso è limpido: Lei è la Regina della Pace (il ramoscello di ulivo): pace fra cielo e terra, pace fra Dio e gli uomini, pace che Lei vuole donare proiettando l’umanità in un nuovo tempo di grazia, il Trionfo del Cuore Immacolato; Lei ha il potere di proteggere tutti facendo passare i suoi devoti indenni fra le ecatombi del mondo moderno, omicida dell’innocenza e della vita di grazia con le sue mode e dottrine antievangeliche distruttrici.
In questo tremendo momento storico di sfacelo veritativo e morale la Vergine Santa, chiudendo tutti nel suo Cuore Immacolato, vera e nuova Arca di Salvezza, compie le figure antiche. Se, però, quel Cuore ha questo ruolo e questo potere, agli uomini è chiesta accoglienza e fedele collaborazione alla grazia del dono dell’Immacolata, simboleggiata nel Rosario, che è appunto uno dei principali appelli con cui la Madonna intende ottenere la cooperazione dei suoi diletti alla sua missione salvifica.
Sono numerosi i messaggi sulla consacrazione e sul Cuore Immacolato che si illuminano a partire proprio da quest’ultima apparizione e da quest’ultimo programmatico messaggio. Passiamone in rassegna alcuni.
«Desidero che vi consacriate e confidate al mio Cuore».
Consacrazione comporta affidamento. È un effetto della vera consacrazione. Chi si affida a Lei dimora sicuro nel suo Cuore e le tempeste che sconvolgono la Chiesa e il mondo non toccano, se non in superficie, le “proprietà” di Maria…
«Abbandonatevi al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato: consacrate le vostre famiglie ai nostri Cuori, porteranno pace alle vostre anime».
È dunque richiesta la consacrazione non solo degli individui ma anche delle famiglie. Insomma, la consacrazione è chiesta per le comunità, dalle più piccole a quelle più grandi, delle parrocchie, fraternità, ecc., fino a diventare consacrazione della comunità ecclesiale nella sua totalità. L’effetto è semplice e allo stesso tempo grandioso: la pace, pace che, secondo la definizione di sant’Agostino è “tranquillità dell’ordine”. C’è ordine dove si rispetta la volontà di Dio di dare a Maria il ruolo che le spetta, e il ruolo che le spetta le sarà pienamente riconosciuto quando si diffonderà largamente la consacrazione a Lei, al suo Immacolato Cuore.
«Sarebbe per Me una cosa gradita se ogni vostra famiglia si consacrasse al mio Cuore Immacolato. Impegnatevi a riparare gli oltraggi e le indifferenze arrecate al mio Cuore, da questo momento vi affido il compito di difensori e riparatori del mio Cuore».
Come spiega suor Lucia, la devozione al Cuore Immacolato deve stabilirsi nel mondo attraverso tre componenti: venerazione, riparazione e consacrazione. Da queste parole della Madonna risulta chiaro l’aspetto della riparazione. Chi ama cerca di riparare le offese che vengono arrecate alla persona amata. È un’esigenza dell’amore. Non si può sopportare che la persona amata sia offesa senza fare qualcosa per ristabilire, almeno in parte, il suo onore compromesso dall’ingiuria che le viene arrecata.
Essere difensori e riparatori del Cuore dolcissimo di Maria… Qual onore!
Appello che deve trovarci tutti pronti come paggi al servizio della loro Signora!
«Affidati ai nostri Sacri Cuori ed avrai ogni consolazione. Abbandonatevi al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato: consacrate le vostre famiglie ai nostri Cuori, porteranno pace alle vostre anime».
«Vi chiedo sempre fedeltà al mio Cuore e chiedo la conversione del mondo: che si consacri soprattutto al Sacratissimo Cuore di mio Figlio ed anche al mio».
In questi due messaggi, come si nota anche in altre apparizioni, si trova la richiesta di consacrazione congiunta ai due Cuori di Gesù e Maria. Del resto, come già detto, i due Cuori sono relativi l’uno all’altro, l’uno via all’altro. Ricordiamo sempre che le persone di Gesù e Maria sono insieme protagoniste della storia della salvezza e ancor prima la loro esistenza voluta ab æterno dalla Santissima Trinità con un «unico e identico decreto»[1].
Dalle relazioni di Rosario[2]:
«Il Signore vuole che ogni nazione, ogni diocesi, ogni parrocchia e ogni famiglia si consacri al Cuore Immacolato di Maria perché ciò affretterà e consoliderà la pace».
Qui è chiara la destinazione universaledella consacrazione; si tratta di un aspetto particolarmente evidente in questi messaggi. Da notarsi, poi, la relazione di causa-effetto tra consacrazione e regno della pace.
*Dalle relazioni di Rosario:
«Chiesi alla Madonna quale fosse il mezzo migliore per abbandonarci al suo Cuore Immacolato e la Madonna rispose così: “Pregare, pregare tanto, almeno tre ore al giorno, recitare molti rosari, sacrificarsi per la conversione dei peccatori, fare delle mortificazioni per evitare le guerre nel mondo”».
Molto importante questa testimonianza. Qui si va nel pratico. Concretamente, cosa chiede la Madonna ai suoi consacrati? Quali sono i mezzi da impiegare nella battaglia spirituale? Cosa vuole da noi? In poche battute, tutto è detto.
La preghiera, non breve o superficiale, ma profonda e prolungata quanto più è possibile. Qualità e quantità della preghiera sono richieste ai consacrati secondo le forme e i modi che ciascuno potrà adoperare.
Tra le forme di preghiera risalta il Rosario, come strumento di salvezza scelto dall’Eterno («la fionda di Davide posta nelle nostre mani per abbattere l’orgoglioso Golia»). Il Rosario è preghiera dalle eccellenti prerogative, dal sublime valore.
Il beato Bartolo Longo, nella sua conosciutissima Supplica alla Vergine di Pompei, così pregava:
«O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne»[3].
Sono riassunte, in poche sillabe e con accenti vibranti di amore, alcune tra le più belle immagini e prerogative della Santa Corona: Catena dolce che rannoda a Dio, Vincolo di amore che unisce agli angeli, Torre di salvezza, Porto sicuro nel comune naufragio.
Il Rosario è veramente «Catena» che unisce al Cielo, che media ogni grazia che si spera dal Cielo, che “rannoda” il nostro cuore con quello di Gesù e Maria.
«Vincolo di amore» che ci unisce, in un dolce e soave amplesso, alle tre divine Persone, alla Vergine Maria, a tutti gli abitanti del Cielo, catena che profuma di Cielo, rimanda al Cielo, richiama il Cielo, porta in Cielo.
Il Rosario è davvero «Torre di salvezza», baluardo di difesa, protezione certa, scudo di protezione da tutti gli assalti dei nemici, capace di spegnere con la forza che da esso promana tutti i dardi infuocati che a milioni il demonio e i sui satelliti sferrano in continuazione su questa povera terra per perderla e distruggerla.
Il Rosario è certamente «Porto sicuro nel comune naufragio», dolce e soave consolazione, riposo dell’anima, sostegno della debolezza, medicamento di ogni ferita, brezza refrigerante che rigenera e dilata i polmoni dell’anima. È un dolce amico, è il fedele compagno che mai ci lascia se noi non lo lasciamo, che ci accompagnerà fino al momento in cui, emesso l’ultimo respiro, lasceremo questa terra per entrare nell’eternità.
La Madonna chiede che si preghino «molti Rosari». Quanti? Non precisa una cifra, è lasciato alla generosità di ciascuno ma è chiaro che la corona del Rosario deve diventare a tutti gli effetti la compagna inseparabile del consacrato a Maria. Non si potrebbe pensare ad un consacrato che reciti saltuariamente il Rosario. Pregare «molti Rosari» è, del resto, la condizione che la Madonna aveva posto al piccolo Francesco di Fatima per andare in Paradiso. Così è: il Rosario porta in Paradiso noi e gli altri. Diceva san Massimiliano Kolbe: “Tante Corone, tante anime salve”. E questa massima resta sempre valida.
Poi c’è il sacrificio personale: offrire generosamente sacrifici, in quello che possiamo, quello che la vita ci offre: nel lavoro, nella scuola, negli eventi indesiderati e che ci fanno soffrire… Non perdiamo l’occasione di fare delle nostre croci e sofferenze quotidiane sacrifici da offrire di tutto cuore al Signore imparando a non lamentarci, accettando serenamente la sua volontà e unendoci alla Passione redentrice di Gesù e ai dolori corredentivi di Maria per la salvezza del mondo[4]. Per chi può, chi riesce, la Madonna chiede anche l’offerta di piccole mortificazioni, beninteso, che non danneggino la salute e condite sempre dalla misura della prudenza. Ma se Lei lo chiede significa che è possibile e importante. Ricordiamo: la generosità con Dio è sempre largamente ricompensata.
Le apparizioni mariane, vale la pena ricordarlo, tra le altre cose ci insegnano il valore perenne della penitenza cristiana e la necessità di abbracciare la croce con spirito di fede e amore.
Mi pare bello concludere questo commento con le parole di una strofa di quel devoto canto mariano O del Rosario Vergine bella, che fa un po’ da sintesi del programma di vita spirituale che la Madonna presenta ai suoi consacrati nei suoi messaggi.
Il canto dice così:
«Offriam corone dei più bei fiori
sacrificando i nostri amori
a te gloriosa mistica Rosa
a te Regina dei nostri cuor».
Innanzitutto, troviamo l’indicazione precisa di offrire corone: tanti Rosari recitati alla “Madonnina”, come ci viene chiesto in continuazione a più riprese da Lei stessa in tutti i siti dove appare. Ebbene, dobbiamo rimanere fedeli alla recita quotidiana del Rosario e sarebbe bello acquistare l’abitudine di recitare, a gettito continuo, tante corone durante la nostra giornata (quando per esempio siamo in viaggio, quando le circostanze ce lo permettono), sostituendo i pensieri inutili, le fantasie stupide e anche pericolose e dannose che illanguidiscono talvolta il nostro spirito con una “pioggia di Ave Maria”.
Crediamoci davvero: dalla moltiplicazione delle Ave Maria nelle nostre giornate dipende anche la moltiplicazione delle grazie e – come tutti possiamo farne esperienza – moltiplicazione delle grazie significa irrobustimento spirituale, fortificazione dei buoni propositi, crescita del fervore nella volontà: in una parola l’aumento di tutti i beni utili per il nostro progresso spirituale, le nostre necessità e per le necessità e bisogni delle persone a noi care, sia di ordine temporale che spirituale.
L’altro elemento, indisgiungibile dal primo, ci viene suggerito dalla stessa strofa del canto: “Sacrificare i nostri amori”. Sembra una parola dura eppure, a ben pesarci, non è così assurda. Del resto preghiera-Rosario/sacrificio è quanto, come stiamo vedendo, chiede sempre la Madonna ai suoi consacrati nelle sue celesti visite. Ma è interessante notare che il peculiare sacrificio a cui si fa riferimento qui è quello del cuore: sacrificare a Maria, in spirituale oblazione, i nostri amori significa consegnare ai suoi piedi i nostri affetti polarizzati così spesso verso le creature, l’amore di noi stessi (l’amor proprio) che condiziona in negativo la nostra vita di Fede perché ci fa preoccupare più dei nostri interessi che di quelli di Dio, del nostro tornaconto più che del bene degli altri.
Questo nostro amor proprio si materializza nei tanti amori alle cose e alle persone di questa terra che prendono il posto dell’amor di Dio, tanto spesso ci rubano l’amor di Dio perché competono con esso fino anche a “sfrattarlo” del tutto dalla nostra anima quando capitasse la disgrazia di coltivare amori peccaminosi che non possono convivere con la grazia di Dio.
Che la celeste Signora ci renda forti per poter fare tutto questo volentieri per amor suo.
Dalle relazioni di Rosario:
«Educhiamoci alla Pace di Cristo aprendoci all’azione dello Spirito Santo: e il modo più eccelso e più fruttuoso per ottenere ciò è la consacrazione al Cuore Immacolato che è appunto dimora dello Spirito Santo e scuola perfetta per conoscere, apprezzare e vivere la Pace».
Il Cuore Immacolato è «dimora dello Spirito Santo e scuola perfetta» per vivere la pace. Espressioni verissime, che meritano tutta la nostra attenzione e riflessione sapienziale per comprendere quale scuola di virtù sia davvero il Cuore della divina Madre, quale purissimo tabernacolo sia quel Cuore che fin dal primo istante fu abitato in pienezza dallo Spirito di Dio e se ne arricchì sempre più con l’acquisto progressivo di meriti incommensurabili, lungo tutto il corso della sua vita, così da realizzare una sponsalità meravigliosa con lo Spirito Santo, il divino Santificatore delle anime:
«La Madonna è la Sposa dello Spirito Santo Amore […]. San Massimiliano M. Kolbe arriverà a dire che nella divina unione sponsale dello Spirito Santo Amore con la Semprevergine Maria è avvenuto che lo Spirito Santo Amore, quale Concezione immacolata increata, si è in certo modo “impersonato” in Maria Semprevergine, che è perciò diventata la Concezione immacolata creata della Concezione immacolata increata.
E quindi, misticamente immedesimata allo Spirito Santo Amore, quale Sposa feconda e Semprevergine, Maria Immacolata con il suo Cuore tutto Amore divino è diventata il “vertice dell’Amore increato e creato”, come afferma ancora, luminosamente, san Massimiliano M. Kolbe»[5].
Il Cuore della Vergine Immacolata è “scuola di ogni virtù e perfezione”, e per questo è “scuola di pace vera”. La pace è laddove si fa la volontà di Dio, la santità è la volontà di Dio, il progetto meraviglioso di Dio su ogni uomo in particolare e sull’umanità in generale.
Vivere la santità che si riveste, si “corona” delle perfezioni
dell’uomo-Dio Gesù sull’esempio di Maria è vera scuola di pace, perché è scuola
di santità; nel Cuore di Maria si apprende a fare la volontà di Dio, a essere
come Dio vuole ciascun uomo e questo è magistero perenne di verità che, come
suo frutto più squisito, regala la pace ai cuori, pace alle nazioni, pace alla
terra intera. Se solo ci si mettesse alla scuola di questa divina Maestra e si
imparasse a «conoscere, apprezzare e vivere la pace» in questo modo!
[1] Beato Pio IX, Definizione Dogmatica Ineffabilis Deus, 8 dicembre 1854, per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.
[2] Cf http://www.rocciadibelpasso.it/relazioni.htm
[3] Beato Bartolo Longo, Supplica alla Madonna di Pompei.
[4] Di questo “potere corredentivo” della sofferenza umana ha parlato molto bene il papa Giovanni Paolo II lungo l’arco del suo pontificato, a più riprese e in numerosissime occasioni. Un esempio tra molti: «Dal paradosso della Croce scaturisce la risposta ai nostri più inquietanti interrogativi. Cristo soffre per noi: Egli prende su di sé la sofferenza di tutti e la redime. Cristo soffre con noi, dandoci la possibilità di condividere con Lui i nostri patimenti. Unita a quella di Cristo, l’umana sofferenza diventa mezzo di salvezza. Ecco perché il credente può dire con san Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo quello che manca nella mia carne ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Il dolore, accolto con fede, diventa la porta per entrare nel mistero della sofferenza redentrice del Signore. Una sofferenza che non toglie più la pace e la felicità, perché è illuminata dal fulgore della risurrezione» (Giovanni Paolo II, Messaggio, Lourdes, 11 febbraio 2004,XII Giornata Mondiale del Malato, n. 4).
[5] Padre S. M. Manelli, FI, Il Cuore Immacolato di Maria. Meditazioni per ogni giorno del mese di febbraio, Casa Mariana Editrice, Frigento 2017, pp. 34-35.