Una mia trasmissione andata in onda su Radio Buon Consiglio giovedì 14 gennaio 2021.
“Il soffrire passa ma l’aver sofferto rimane”, è questa la sapienza cristiana che sa guardare oltre il momento presente e cogliere lo straordinario peso di gloria e di salvezza che ogni sofferenza porta con sé, se offerta a Dio unita a quella di Cristo. Dietro alla sofferenza di molti anche oggi non c’è una cieca ineluttabilità ma una chiamata divina.
Tutti coloro che vogliono, che chiedono al Signore Iddio di fare di essi dei “salvatori”, devono ben pensare che Io e Maria siamo il modello e che quelle sono le torture da condividere per salvare. Non saranno la croce, le spine, i chiodi, i flagelli materiali. Saranno altri, di altra forma e natura. Ma ugualmente dolorosi e ugualmente consumanti. Ed è solo consumando il sacrificio fra quei dolori che si può divenire salvatori.
È una missione austera. La più austera di tutte. Quella rispetto alla quale la vita del monaco o della monaca della più severa regola è un fiore rispetto ad un mucchio di spine. Perché questa è non regola di Ordine umano. Ma Regola di un sacerdozio, di una monacazione divina, il cui Fondatore sono Io, Io che consacro e accolgo nella mia Regola, nel mio Ordine, gli eletti ad essa, e impongo loro il mio abito: il Dolore totale, sino al sacrificio.
Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, volume X, capitolo 613