Il sigillo degli eletti: una luce dalla mistica Valtorta

Oltre a quanto detto in articoli precedenti circa la decodificazione di questo misterioso e meraviglioso simbolo biblico e della sua realtà spirituale operante nella Chiesa e nelle singole anime, ulteriori luci preziose provengono da un brano presente nell’opera della mistica Valtorta in cui si trova espresso, con profonda sapienza, il senso soprannaturale del segno dei salvati impresso nei veri credenti per la loro salvezza.

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Dice Gesù:

Il segno del Tau: croce capitozzata come è giusto sia quella che segna i sudditi, i quali non possono portare baldacchino, al loro trono, col nome di re. Figli di Dio ma non “primogeniti del Padre”. Solo il Primogenito siede sul suo trono di re. Solo il Cristo, il cui trono terreno fu la Croce, porta in alto alla stessa, sull’asse che s’innalza oltre il capo, la sua gloriosa insegna: “Gesù Cristo, Re dei Giudei”. I cristiani portano il segno di Cristo umilmente monco nella cima come si conviene a figli di stirpe regale ma non primogeniti del Padre.

In che consiste il segno del Tau? Dove è apposto? Oh! lasciate la materialità delle forme quando vi immergete nella conoscenza del mio regno che è tutto dello spirito!

Non sarà un segno materiale quello che vi renderà immuni dal verdetto compiuto dagli angeli. Esso sarà scritto, con caratteri invisibili ad occhio umano ma ben visibili ai miei angelici ministri, sui vostri spiriti, e saranno le vostre opere, ossia voi stessi, che avrete durante la vita inciso quel segno che vi fa degni d’esser salvati alla Vita.

Età, posizione sociale, tutto sarà un nulla all’occhio dei miei angeli. Unico valore quel segno. Esso uguaglierà i re ai mendicanti, le donne agli uomini, i sacerdoti ai guerrieri. Ognuno lo porterà uguale, se nella rispettiva forma di vita avrà ugualmente servito Dio e ubbidito alla Legge, e uguale sarà il premio: vedere e godere Iddio eternamente, per tutti coloro che si presentano a Me con quel fulgido segno nel loro spirito.

Il solo esser tanto convinti della necessità, del dovere di dare a Dio ogni gloria e ogni ubbidienza, vi incide nell’anima quel segno santo che vi fa miei e che vi comunica una somiglianza soave con Me Salvatore, per cui voi, come Io, vi affliggete dei peccati degli uomini e per l’offesa che recano al Signore e per la morte spirituale che portano ai fratelli. La carità si accende, e dove è carità è salvezza.

Ezechiele dice d’aver udito il Signore ordinare all’uomo vestito di lino di prendere i carboni accesi che stavano fra i cherubini e di gettarli sulla città a punire i colpevoli, cominciando da quelli del santuario, perché l’occhio del Signore era stanco di vedere le opere dell’uomo, il quale crede di poter fare il male impunemente perché Dio glielo lascia fare e si illude che Dio non veda altro che l’ipocrito aspetto esteriore.

No. Con la potenza sua infinita Dio vi legge nel fondo dei cuori, o voi, ministri del santuario, o voi, potenti della Terra, o voi, coniugi che peccate, o voi, figli che contravvenite al quarto comandamento, o voi, professionisti che mentite, o voi, venditori che rubate, o voi tutti che disubbidite ai miei dieci comandamenti. Inutile ogni velame. Come i vostri raggi X, di cui andate tanto fieri, molto più ancora, l’occhio di Dio vi fruga, vi penetra, vi trapassa, vi legge, vi sviscera per quello che realmente siete. Ricordatevelo.

Maria Valtorta, Quaderni del 1944, manoscritto XIV, capitolo 248 (1 gennaio 1944).

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