Cosa è un’apparizione? Di cosa si tratta? Cosa si intende precisamente con l’espressione “rivelazione privata” di cui la Chiesa si serve per definire questi fenomeni? La teologia cattolica offre , a riguardo, valide risposte.
Come prima cosa, c’è bisogno di una buona definizione: « Un’apparizione è una manifestazione sensibile del mondo divino. [Le apparizioni] sono caratterizzate dall’intervento di personaggi dell’aldilà (Dio, Cristo, la Vergine, il diavolo, gli angeli, gli spiriti dei defunti, ecc.) o più raramente di elementi celesti (segni, prodigi cosmici), nella vita quotidiana del visionario » (1).
In questo senso si distinguono da altri tipi di comunicazione tra il mondo celeste e terreno quali la visione, il sogno, la locuzione, l’ispirazione:
- visione e sogno sono accomunati dalla presenza di immagini percepibili con i sensi interni (interessano soprattutto l’immaginazione), siano esse prodotte nel sogno o nella veglia;
- nella locuzione e nell’ispirazione, invece, non vi è alcuna immagine, né esterna né interna all’uomo, ma la comunicazione procede per via esclusivamente intellettiva e può essere più o meno chiara e percepibile.
La distinzione principale è quella che passa tra apparizione e visione (2): « Con il termine visione si intende la percezione soprannaturale di un oggetto che è naturalmente invisibile per l’uomo e con il termine apparizione la manifestazione sensibile di una persona o di un essere la cui presenza, nelle precise circostanze nelle quali si produce, non può essere spiegata secondo il corso ordinario della natura. La visione, dunque, non implica necessariamente l’esperienza reale, ossia la presenza attuale del suo oggetto. L’apparizione la suppone, sicché appartiene alla sua nozione il fatto che l’oggetto si manifesti ai sensi esterni » (3)
Le apparizioni mariane si configurano – come tutte le apparizioni dopo quelle di Cristo risorto –, come rivelazioni private, ovvero particolari carismi (grazie “gratis datæ”) che Dio concede a determinati soggetti per l’edificazione della Chiesa e il bene soprannaturale delle anime, contribuendo così alla realizzazione dei piani della Provvidenza a vantaggio e beneficio degli uomini. Di conseguenza, non fanno parte della rivelazione pubblica (come le apparizioni di Gesù risorto) ma sono un potente, valido e in certi casi quasi “indispensabile” aiuto alla Fede e possiedono, inoltre, una straordinaria valenza profetica.
Con le apparizioni mariane, quindi « non ci troviamo dinanzi a ciò che fonda la fede e che richiede, per sua stessa natura, una risposta obbligatoria da parte di credenti, se scelgono di essere tali, in ogni parte del mondo e della storia: il fatto della rivelazione di Dio che ha il suo culmine nel mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù, può e deve essere accolto solo nella fede, se si vuole salvaguardare la sua originalità e la sua essenza […]. Le apparizioni/mariofanie autentiche e autenticate dalla Chiesa sono rivelazioni private, ossia eventi che non appartengono ai fondamenti essenziali della fede cristiana: in quanto carismi esse sono particolari segni, delle specifiche impronte, che spingono a rinnovare la missione della Chiesa e, perciò stesso, a ritornare ai fondamenti della fede da cui si genera e dipende tale missione » (4).
A questo punto, però, faccio una prima annotazione. L’espressione “rivelazione privata”, va detto, non offre il massimo della precisione terminologica e deve essere intesa solo nel senso di una rivelazione che “si oppone” – cioè di natura diversa – a quella “pubblica” che termina con l’ultimo Apostolo (san Giovanni) e con cui i contenuti della Fede sono conclusi.
L’appellativo “privata”, però, non si deve assumere in un senso “restrittivo”, come se ci si riferisse a qualcosa di poco importante che riguardi, per esempio, solo una persona, una piccola borgata, un avvenimento confinato all’interno di uno spazio e di un tempo di poco valore. Senza voler modificare la terminologia classica, di cui sempre la Chiesa si è servita, si potrebbe tuttavia affiancarne un’altra, parlando di “rivelazione fondante” (quella pubblica) e “rivelazioni esplicative” (quelle private), mettendo in chiaro comunque che non si trovano sullo stesso piano.
Infatti « la prima [la rivelazione pubblica] è universale, le seconde [quelle private] particolari; la prima insegna la fede nel nome di Dio attraverso la Chiesa, le seconde non possono essere considerate una nuova rivelazione da imporre ai fedeli; queste ultime hanno una finalità più modesta: guidare la vita e le condotte spirituali, stimolare la fede e la speranza, rinnovare la preghiera e le espressioni della fede o della penitenza » (5).
Queste “rivelazioni esplicative” di carattere mariano hanno tutto il loro valore originale e peculiare che cercherò di chiarire progressivamente negli articoli che spero di poter continuare a pubblicare. È importante dare il rilievo che spetta agli interventi di Maria nella storia ed evitare banali svalutazioni. È indubbio, infatti, che in tutti i tempi le apparizioni « costituiscono un richiamo dell’azione di Dio nella storia umana; qualora esse non si verificassero più, ci si domanderebbe se Dio non abbia cessato di dimostrarsi Signore della storia o almeno di offrire ai suoi figli di una data epoca le espressioni di una cura amorevole e paterna » (6).
Le apparizioni, quindi, sono:
- doni che provengono dal disegno provvidenziale della Trinità;
- esperienza della carità delle Persone divine;
- segno della sollecita presenza nella nostra storia di coloro che sono nella beata comunione dei santi;
- richiamo alle esigenze e ai valori del Regno di Dio e del Vangelo di vita;
- proiezioni e anticipazioni del nostro futuro eterno;
- incontro con la persona glorificata di Maria Madre dei viventi (7).
Più di ogni altra cosa, mi sembra particolarmente importante sottolineare il fatto che le apparizioni di Maria siano un dono, un dono per tutti, per cui anche se « non si considerano dogmi di fede, e pertanto, i fedeli non sono obbligati a credervi, senza dubbio, sarebbe poco ragionevole, da parte nostra, dimenticarci di queste apparizioni e dei relativi messaggi o non credervi. Riguardo a questo, il famoso teologo francese ed esperto in mariologia, René Laurentin diceva: “Se sappiamo che una persona ha preso l’aereo per venirci a trovare, normalmente andiamo all’aeroporto invece di dire: Non credo che sia vero, potrebbe essere una notizia falsa oppure il volo potrebbe essere stato cancellato e non voglio rischiare di ricevere una delusione. Queste parole non hanno senso per chi ama… Per questo, le opinioni negative, quando oggi si parla di apparizioni, sembrano estranee al vero amore per Maria ed inoltre coltivano l’indifferenza nei riguardi di Dio, di Cristo e della Vergine” » (8).
In questo senso, soprattutto per la Chiesa, la loro accoglienza rappresenta una seria responsabilità. Senza mai far mancare il doveroso discernimento imposto dalla Purdenza e dalla Sapienza di Santa madre Chiesa, non si può però considerarle e trattarle come superflue, conservando verso questi interventi di Maria nel mondo un atteggiamento freddo o, addirittura, sprezzante, di tacito o anche aperto rifiuto.
L’indifferenza e la passività rappresentano « il rischio attuale dei cristiani colti, formati alla critica e al razionalismo […]. Molti gruppi di élites paventano le apparizioni in ragione della difficoltà del discernimento e della facile degenerazione degli adepti nella perdita della gerarchia dei valori e nel naufragio della stessa presenza individuale » (9).
Molto spesso, però, si tratta di un “paravento” per nascondere il disinteresse e anche uno spirito critico che vorrebbe fare totalmente a meno di questi interventi della Madre di Dio, considerati fonte di “infantilismo” spirituale e non necessari a una autentica vita di Fede del cristiano “adulto”. Brutto atteggiamento questo, specialmente quando proviene dai pastori della Chiesa, perché nasconde, tra l’altro, la superbia di chi crede di saperne di più di Dio che sceglie, soprattutto nei nostri tempi, di mandare la Vergine Maria tra gli uomini per aiutarli a salvarsi e a sfuggire dai mali che incombono sul mondo a causa del dilatarsi delle strutture di peccato nella nostra società scristianizzata.
Note:
1) S. Barnay, Apparizione, in A. Vauchez – C. Leonardi, Dizionario Enciclopedico del Medioevo, Città Nuova, Roma 1998, vol. I, p. 119.
2) La Barnay precisa che «a differenza di chi è favorito da una visione, chi ha un’apparizione conserva la percezione normale dello spazio nel quale si trova, senza provare la sensazione di un mutamento spaziale o di una perdita di coscienza, anche se talvolta può succedere che l’apparizione avvenga durante un sogno o un estasi. L’assenza di questo tipo di dettagli topografici o descrittivi rende difficile la distinzione tra una visione e un’apparizione»: ibidem.
3) G. Mucci, Rivelazioni private e apparizioni, Elledici-La Civiltà Cattolica, Torino-Roma 2000 (Grandi Opere, 90), p. 38. L’Autore distingue e sintetizza la natura, i contenuti, la convenienza e le finalità della visione corporale o esteriore; della visione spirituale o immaginaria; della visione intellettuale (cf ivi, pp. 38-46).
4) S. Perrella – G. M. Roggio, Apparizioni e mariofanie. Teologia, storia, verifica ecclesiale, San Paolo, Torino 2012, pp. 92-93.
5) R. Laurentin, Rivelazione privata, in R. Laurentin – P. Sbalchiero, Dizionario delle «apparizioni» della Vergine Maria, Edizioni Art, Roma 2010, p. 649.
6) S. De Fiores, Apparizioni, in Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2006, vol. 1, 35 [21-69]
7) Cf S. Perrella – G. M. Roggio, Apparizioni e mariofanie. Teologia, storia, verifica ecclesiale, pp. 28-29. Giustamente i due studiosi fanno riflettere che le apparizioni mariane vanno comprese a partire dalla categoria del dono e del segno. Quanto lontani sono, invece, tutti coloro che le percepiscono come un peso, qualcosa di cui liberarsi al più presto per non avere troppi problemi!…
8) A. Peña, Apparizioni mariane, Edizioni Villadiseriane, Bergamo 2004, p. 1.
9) S. De Fiores, Apparizioni, p. 52.