Secondo lo studioso ed esperto di apparizioni René Laurentin, l’essenziale del messaggio di San Nicolás va trovato proprio nella consacrazione a Maria. Dopo uno studio attento e prolungato delle apparizioni e dei relativi messaggi, rileva che la Madonna in queste apparizioni«c’invita a realizzare la consacrazione, cioè la divinizzazione il cui seme ci è stato dato da Dio nel Battesimo e la cui realizzazione si vede impedita per il nostro materialismo e la nostra secolarizzazione: poiché quella divinizzazione deve abbracciare tutto il nostro essere e tutta la nostra vita. Questo invito prende tutta la sua portata in uno degli ultimi messaggi, quello del 2 febbraio 1990, nel quale la consacrazione rivestì pienamente il suo senso; il 2 febbraio è il giorno nel quale Gesù, presentato nel Tempio da Maria, manifestò discretamente la sua consacrazione divina, arrivando a consacrare, con la sua presenza, la città sacra ed il tempio di Gerusalemme»[1].
Questo è il messaggio a cui fa riferimento il Laurentin:
«La Grazia di Dio sia in voi. La Grazia del Figlio, Luce del mondo, è manifestata in Sua Madre […]. Voglio che i miei figli consacrati diano alla Madre quanto Ella chiede: dedicarle un discorso perlomeno un’ora ogni giorno. Comunicarsi quotidianamente. Essere umili. Stare al totale servizio di Maria. Ringraziare Dio ogni giorno vissuto come devoto. Essere uniti all’Amore del Figlio. Chiedere la grazia di vivere sotto la Luce dello Spirito Santo. La Consacrazione deve essere fatta in un giorno speciale della Madre. È questa la Consacrazione che chiedo nel mio Santuario».
La consacrazione al Cuore Immacolato
La Madonna, nei messaggi di San Nicolás, si riallaccia a Fatima, come si è già detto in precedenti articoli dedicati all’approfondimento di queste apparizioni. E’ chiaro, quindi, che tale collegamento vi sia anche (e direi soprattutto) in relazione all’appello alla consacrazione al suo Cuore, che assume un’urgenza maggiore rispetto al 1917 (anno delle apparizioni di Fatima) a causa del peggioramento della situazione morale e spirituale nel mondo e nella Chiesa.
Prendiamo a titolo d’esempio due significativi messaggi della Vergine, a cui faccio seguire qualche mio breve commento.
«Desidero la conversione dei figli a Dio e la consacrazione al mio Cuore di Madre. Ho sì urgenza, ma anche il desiderio che la consacrazione sia fatta dopo una conoscenza profonda delle cose di Dio e un amore profondo verso Dio. Che i miei figli desiderino di essere completamente miei; ciò farà sì che siano fedeli al Signore, perché io li condurrò a Lui».
Grande ricchezza di contenuti, qui. Innanzitutto la conversione e la consacrazione sono posti in relazione diretta dalla Madonna. Il messaggio che ne scaturisce è questo: non può esserci vera consacrazione senza conversione. E del resto la vera consacrazione mira ad una più autentica conversione, fino alla piena e perfetta misura della vita in Cristo.
Poi il messaggio fa riferimento a due componenti che vanno tenute insieme: urgenza e consapevolezza. L’urgenzanon deve portare a un modo trascurato, superficiale di fare e vivere la consacrazione ma allo stesso tempo questa serietà richiesta non deve far indietreggiare o temporeggiare chi non si sente pronto. Se la consacrazione è urgente, è urgente anche che ci prepariamo bene ma “alla svelta”, senza dilazioni, senza indecisioni: è una missione necessaria “oggi” (e non domani…) quella di vivere e diffondere la consacrazione.
La Madonna chiede ai suoi consacrati una «conoscenza profonda delle cose di Dio» e «un amore profondo verso Dio». La consacrazione deve proprio essere questa scuola dove si impari a conoscere profondamente Dio e ad amarlo intensamente. Conoscenza e amore di Dio per poterlo servire con piena dedizione, per la salvezza delle anime, a gloria della Santissima Trinità. La consacrazione a Maria, quindi, è il mezzo perfetto per raggiungere il fine stesso della vita cristiana, è il modo per realizzarlo per mezzo di Maria: «Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra, in Paradiso»[2].
La consacrazione mette in grado il consacrato di raggiungere il fine più radicale della sua esistenza. Solo perseguendolo con tenacia, infatti, la vita dell’uomo trova il suo pieno significato perché, come insegna lo Spirito Santo, «tutto è vanità e un inseguire il vento» (Qo 4,4) in questa vita, eccetto che conoscere, amare e servire Dio e insegnare agli altri uomini a fare altrettanto: «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l’uomo è tutto» (Qo 12,13).
Cos’è ciò che ci assicura che assumiamo sul serio l’impegno della consacrazione? Il desiderio di essere totalmente di Maria, come insegnano san Luigi e san Massimiliano: latotalità della dedizione e dell’appartenenza: «Che i miei figli desiderino di essere completamente miei; ciò farà sì che siano fedeli al Signore». Si tratta, evidentemente, di un desiderio efficace, autentico, non velleitario. Come ricorda un detto popolare: “Di desideri e propositi è lastricato il pavimento dell’inferno”, intendendo quei desideri che non smuovono la volontà e non si traducono in azione. I santi desideri, invece, che ispirano propositi e risoluzioni concrete sono l’anima della perfezione cristiana:
«I desideri santi sono le ali che ci fanno alzare da terra […]. Da una parte danno forza di camminare alla perfezione, e dall’altra alleggeriscono la pena del cammino. Chi veramente desidera la perfezione non lascia mai di proseguire avanzando in essa; e se non lascia, alla fine vi arriverà. Al contrario, chi non la desidera andrà sempre indietro, e si troverà sempre più imperfetto di prima»[3].
Il desiderio di appartenere tutto a Maria, inteso in questo senso, è l’anima della consacrazione stessa e la garanzia della verità dell’impegno che ci si assume nei suoi confronti.
«Dico ai miei consacrati: rinnovatevi con la preghiera, con intensa preghiera. Desidero perseveranza, desidero fedeltà, desidero autentici consacrati. Vi voglio con me, vi siete avvicinati al mio Cuore, vi siete introdotti nel mio Cuore, proseguite in esso».
La serie dei tre verbi usati dalla Madonna fa pensare alle tre tappe della vita spirituale: “Purgativa”, “illuminativa”, “unitiva”. La Madonna è presente come un “sole spirituale” al centro della Chiesa per purgare, illuminare, perfezionare: Ella è la sublime “Purgatrix”, “Illuminatrix” e “Perfectrix”[4]. Per questo, è a Lei che tocca irradiare luce di grazia e di virtù, in azione continua lungo le tre fasi – purgativa, illuminativa e unitiva – della crescita spirituale. Ella accompagna, nutre e guida l’anima in tutte queste tre tappe, è sempre presente, mai manca di compiere il suo sollecito lavoro nelle anime predilette: avvicinarsi, introdursi, proseguire: tutto nel Cuore Immacolato di Maria, l’Arca della Salvezza, la Dimora spirituale dove possiamo attingere ogni ricchezza e bene per l’anima e per il corpo.
È un messaggio molto bello, questo. Riflettendo, si nota come una progressione della vita spirituale, un avanzamento nella via di Dio che avviene nel Cuore e attraverso il Cuore di Maria. È tutta la Tradizione spirituale, qui, che è chiamata in gioco. In effetti, bisogna capire che la santità non è un “gioco da ragazzi”, non è uno “scherzo”, è una cosa seria. Non è un’impresa facile: è ardua ma necessaria e richiede grande determinazione e sincera collaborazione con la grazia di Dio.
Rispondere alla chiamata di Maria alla santità è cosa certamente difficile ma rende felici già su questa terra e poi il pegno di questa felicità assaggiata qui diverrà beatitudine eterna senza tramonto nella vita futura; al contrario (non illudiamoci…) declinare l’invito di Maria è cosa ben facile ma rende infelici già qui sulla terra, ma poi questo nostro rifiuto “complica le cose”, per così dire, anche di là, perché per vedere Dio bisogna essere ripuliti a dovere da ogni scoria di peccato e se questo non si fa adesso, certamente bisognerà scontare qualcosa in Purgatorio, dove la purificazione sarà più pesante e lunga rispetto a quella che si potrebbe compiere sulla terra.
Mi piace, per dare un’idea di quello che questo percorso di santificazione comporta, ricordare il programma che sant’Ignazio dà nei suoi esercizi spirituali, un programma ripartito in quattro fasi che corrispondono alle quattro settimane di durata degli esercizi.
Innanzitutto bisogna “reformare deformata”,che è un po’ la tappa nella quale ci troviamo tutti noi. Dare una forma nuova, secondo l’uomo nuovo, a tutta la struttura del nostro essere, deformata dal peccato originale, personale e sociale. Già questo, per sé, richiederebbe anni interi di lavoro spirituale. È solo il primo momento: poi sant’Ignazio va avanti e spiega che bisogna proseguire. In pratica, bisogna “confermare reformata”(confermare ciò che si è riformato), “conformare confermata”(conformare ciò che si è confermato) e, infine, “transformare conformata”(trasformare quel che si è conformato). Un programma ben nutrito, completo nelle sue tappe, fino ai vertici della mistica.
“Mamma mia! – verrebbe da dire – Come si fa a
fare tutto questo, chi ce la fa?!”. Esatto. Ecco perché la Madonna, che conosce
la nostra debolezza ma che vuole d’altra parte la nostra santificazione, prende
in mano la situazione, si fa nostra maestra, guida, santificatrice. Ci chiede
di entrare nel suo Cuore Immacolato, prendervi dimora stabile mediante la
“consacrazione autenticamente vissuta” e chiede “fedeltà” a questa
consacrazione in modo che, rimanendo uniti a Lei come tralci alla vite,
possiamo raccogliere il frutto che viene dal suo solerte lavoro sulla nostra
anima, mediando per noi ogni grazia che ci è necessaria per completare questa “opera
magna” della nostra perfezione. E soprattutto lo fa rapidamente, molto
rapidamente.
[1] R. Laurentin, Introduzione all’edizione integrale dei Documenti di San Nicolás.
[2]Catechismo breve di San Pio X, n. 13.
[3] Sant’Alfonso M. de’ Liguori, Pratica di amare Gesù Cristo,c. VIII, n. 9.
[4] Sanctus Bonaventura de Balneoregio, Sermo I de Purificatione B. Virginis Mariæ, in Doctoris Seraphici S. Bonaveventuræ, Opera Omnia, 10 voll., edita studio et cura PP. Collegii a S. Bonaventura, Ex Typographia Collegii S. Bonaventuræ, Ad Claras Aquas (Quaracchi) 1882-1902, tomus IX, p. 636b [633a-640b].