Una luce nelle tenebre: il “CALCAGNO DI MARIA” (Prima parte)

SECONDA PARTE SUL CALCAGNO DI MARIA QUI

IL RUOLO DEL MISTERIOSO «CALCAGNO DI MARIA»

Il Trattato della Vera Devozione della Vergine Maria, scritto da San Luigi Grignion di Montfort, inizia con un solenne “introito”: «È per mezzo della Santa Vergine Maria che Gesù Cristo è venuto al mondo ed è ancora per mezzo di Lei che deve regnare nel mondo»[1]. Sulla scia di questa affermazione, il santo francese enuclea il principio fondamentale della soteriologia mariana che sottostà all’avvento del Regno di Maria: «Per mezzo di Maria cominciò la salvezza del mondo, e per mezzo di Maria deve essere compiuta»[2].

Leggendo queste due sentenze del Trattato in modo sinottico, si apprende una verità fondamentale: la salvezza del mondo – che non si realizzerà senza l’intervento di Maria – si “densificherà” e prenderà la forma storica del Regno di Maria che inaugurerà quello di Cristo. Si tratta del trionfo del Cuore Immacolato (Fatima) o, detto in altro termini, della Restaurazione completa della Chiesa Cattolica e della Seconda Pentecoste che determinerà l’estromissione di satana e del suo falso spirito, per un certo tempo, dalla faccia della terra.

Ma cosa c’entra la CONSACRAZIONE A MARIA (corso per la consacrazione mariana) in questo quadro profetico? e i suoi consacrati? hanno davvero una parte consistente in questo piano mariano di azione? Pare proprio di si…I testi biblici che parlano dello scontro trai due eterni nemici, la Vergine Maria e satana, annunciano velatamente un fatto misterioso: la battaglia finale sarà non tra la Donna e il serpente-drago ma tra questi e il «resto della discendenza» della Donna (Ap 12, 17). San Massimiliano Kolbe, forte del dato della Tradizione, vede nel calcagno insidiato dal nemico i consacrati alla Vergine che ingaggiano la battaglia decisiva contro il mistero di iniquità. Essi saranno come “l’appendice di Maria” nel tempo della grande guerra spirituale:

«Satana, macchiato di peccato, si sforza di insozzare con esso tutte le anime sulla terra, odia Colei che è stata sempre incontaminata. Pone insidie al calcagno di Lei nei Suoi figli, ma nella lotta con Lei Ella gli schiaccia sempre il capo in ogni anima che a Lei ricorre. La preghiamo di volersi servire anche di noi, se vuole, come di uno strumento per schiacciare nelle anime infelici l’orgogliosa cervice del serpente. Continuando il versetto già riportato, la sacra Scrittura aggiunge: “E tu porrai insidie al suo calcagno” e in effetti lo spirito del male insidia in modo particolare coloro che si consacrano all’Immacolata, poiché vuole offenderla almeno in essi. Tuttavia i suoi tentativi contro le anime sinceramente consacrate finiscono sempre in una sconfitta ancor più ignominiosa; perciò il suo furore impotente diviene ancor più violento»[3].

Nella stessa direzione va quest’altro passo, in cui il padre Kolbe parla del ruolo profetico-apostolico delle Città dell’Immacolata e dei consacrati operanti in Esse:

«Mi sembra che tutte le Niepokalanów (= città dell’Immacolata) delle singole nazioni costituiranno un’unità strettamente compatta, un’unica armata mondiale, combattente senza sosta sino alla fine dei tempi contro colui del quale è stato detto che, sebbene “Ella ti schiaccerà la testa”, “tu starai in agguato per morderle il calcagno” (Gen. 3, 15). Perciò, sino alla fine dei tempi egli non cesserà di tentare, di porre ostacoli, di fare ogni sforzo, di combattere, ma solo entro i limiti che l’Immacolata gli consentirà, vale a dire in quanto ciò sarà necessario per raccogliere i meriti in vittorie sempre sicure, se combatteremo sotto il Suo stendardo, con Lei, attraverso Lei, per Lei e in Lei»[4].

Nelle conferenze che periodicamente teneva ai suoi religiosi ritornava spesso e volentieri su questa o consimili idee, a conferma che queste riflessioni avevano scavato un solco profondo nella sua anima e ne avevano determinato la spiritualità e l’azione missionaria. È degna di nota, in particolare, una meditazione del 9 novembre 1940, appena tre mesi prima dell’arresto da parte delle SS e della sua deportazione nel carcere Pawiak di Varsavia, in un momento quindi di profondo travaglio umano e spirituale:

«Nel paradiso terrestre (il demonio) vide una donna e la ingannò con lo stesso inganno con cui egli aveva peccato. Dio gli annunciò che non avrebbe vinto la lotta, dicendogli: “Essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). Venne sulla terra l’Immacolata. Era senza peccato originale ed egli doveva tenersi lontano da Lei. La sua rabbia andava sempre più crescendo. E ora se la prende contro le anime che La servono. Già solo il nome “Immacolata” lo fa montare su tutte le furie.

Teniamoci pronti, perché in ogni Niepokalanów, sia polacca, sia giapponese, sia indiana, o qualsiasi altra, non solo il diavolo ma una legione di diavoli manifesterà la sua rabbia. E quanto più grande sarà il nostro zelo, tanto maggiore sarà la loro rabbia. Quando lo zelo si raffredderà, quando le statuette ci saranno solo per esserci, il diavolo s’arrabbierà di meno. Questa lotta si ripeterà in ogni anima e tanto più, quanto più l’essenza dell’amore, ossia l’unione della nostra volontà con quella dell’Immacolata, aumenterà. Nessuno pensi quindi che non ci saranno tentazioni e contrarietà. Tuttavia l’anima consacrata all’Immacolata nel profondo del suo cuore si sente inviolabile. Lui le potrà insidiare il calcagno, ma non potrà mai affrontarla sfacciatamente. È necessario porre tutta la fiducia nell’Immacolata, non confidare in sé stessi. Allora ogni sforzo del demonio sarà un merito a favore dell’anima»[5].

Il calcagno è la parte più debole e disprezzata del corpo eppure è per mezzo di questa discendenza (gli Apostoli consacrati a Maria) che deve condursi lo scontro finale profetizzato da San Giovanni, il “veggente di Patmos”. È doveroso ricordare quanto prevedeva san Luigi Grignion sull’opera di questi Apostoli di Maria:

«Negli ultimi tempi (…) satana tenderà insidie al suo calcagno (della Donna, ndr.), cioè ai suoi umili schiavi e ai suoi figli poveri che ella susciterà per fargli guerra. Saranno piccoli e poveri agli occhi del mondo, e bassi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e perseguitati come lo è il calcagno rispetto alle altre membra del corpo; ma, in cambio, saranno ricchi della grazia di Dio, che Maria distribuirà loro abbondantemente; grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori a ogni creatura per il loro zelo ardente e così fortemente sostenuti dall’aiuto divino, che con l’umiltà del loro calcagno, in unione con Maria, schiacceranno la testa del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo»[6];

«È vero, gran Dio! Come tu hai predetto, il demonio tenderà grandi insidie al calcagno di questa misteriosa donna, cioè alla piccola compagnia dei suoi figli, che verranno sul finire del mondo. Ci saranno grandi inimicizie fra questa stirpe benedetta di Maria e la razza maledetta di Satana; ma si tratterà di inimicizia totalmente divina, l’unica di cui tu sei l’autore. Le lotte e persecuzioni che la progenie di Belial muoverà ai discendenti di tua Madre, serviranno solo a far meglio risaltare quanto efficace sia la tua grazia, coraggiosa la loro virtù e potente tua Madre. A lei infatti hai affidato fin dall’inizio del mondo l’incarico di schiacciare con il calcagno e l’umile cuore la testa di quell’orgoglioso»[7].

La profezia biblica, attualizzata dai due grandi santi mariani e predicatori della consacrazione a Maria prevede, così, una grande persecuzione condotta ad arte dal nemico che infuria contro la stirpe della Donna. La stessa garantisce anche che, però, nonostante l’attacco di satana alle anime e alla Chiesa, egli non potrà nulla contro quel piccolo resto fedele che, malgrado tutto, resterà in piedi; e sarà proprio in vista ed in virtù della fedeltà di quel resto che Dio compirà, al momento stabilito, la Sua promessa di restaurazione dopo il tempo di prova. Mentre questa promessa dona a tutti tanta speranza nella finale vittoria di Dio (finale non in senso assoluto ma relativo, alla fine di questo particolare tempo storico non alla fine del mondo), ci mobilita e ci invita con decisione ad entrare nella legione di combattimento di Maria, quella dalla cui resistenza ad oltranza con le armi della fede e della grazia dovrà, per divino Decreto, dipendere il Trionfo del Suo Cuore Immacolato: «Dovunque nel mondo, la Vergine Maria sta tessendo un’immensa rete nei suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del Maligno nel mondo intero, per chiuderlo e preparare così la vittoria finale del suo divin Figlio, Gesù Cristo (…). La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male (…). Una cosa è tuttavia certa: la vittoria finale appartiene a Dio e ciò si verificherà grazie a Maria, la Donna della Genesi e dell’apocalisse che combatterà alla testa dell’esercito dei suoi figli e figlie contro le forze del nemico, di Satana, e schiaccerà la testa del serpente»[8];

«Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria – Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie – passa attraverso i suoi “piccoli”, fragili certamente, e peccatori, ma di segno assolutamente contrario ai membri arruolati nell’esercito del Nemico. “Piccoli” consacrati, senza limite alcuno, all’Immacolata, per essere il suo calcagno, la parte più umiliata e più disprezzata, più odiata dall’inferno, ma che insieme a Lei schiaccerà la testa del Mostro infernale. San Luigi Maria Grignion de Montfort si domandava: “Ma quando avverrà questo trionfo? Dio solo lo sa”. Compito nostro è vigilare e pregare come raccomandato ardentemente da Santa Caterina da Siena: “Oimè! Ch’io muoio e non posso morire. Non dormite più in negligenzia; adoperate nel tempo presente ciò che si può. Confortatevi in Cristo Gesù dolce amore. Annegatevi nel Sangue di Cristo crocifisso, ponetevi in croce con Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso” (Lettera 16). Noi vogliamo continuare a professare la fede perenne della Chiesa di fronte al fragore del Male che l’assedia. Vogliamo vegliare con Lei e con Gesù, in questo nuovo Getsemani della fine dei tempi; pregare e fare penitenza in riparazione delle tante offese loro arrecate»[9].

LA MEDAGLIA MIRACOLOSA INTRISA DELLA PROFEZIA: LE INTUIZIONI DI GUITTON

L’accademico francese J. Guitton, nel suo studio magistrale sui simboli della Medaglia miracolosa, scrive con particolare unzione sul simbolismo del serpente sotto il piede di Maria Immacolata e accenna ad un “ferimento” del calcagno che risulta di straordinario interesse e che ci viene in aiuto per proseguire la nostra meditazione. Leggiamo:

«Aggiungo alcune note sui simbolismi più “tradizionali” della medaglia e anzitutto sul serpente: Un serpente di colore verdastro — diceva Caterina — con chiazze gialle”. Il serpente si contorce sotto il tallone della Vergine che lo schiaccia. Questo simbolo era chiaro per i cristiani e gli ebrei; si riferisce al versetto 15 del capitolo 3 della Genesi: “Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Ma innalziamo l’immagine! Nella Genesi si può intravedere la protostoria dell’umanità.

Dall’eterno avversario (il serpente) è tentata anzitutto la donna; la donna, poi, fa cadere l’uomo; Dio li punisce, non senza dar loro una speranza sicura. E questa speranza passa attraverso una seconda donna misteriosa, “nuova Eva”, la quale combatte col drago. Alla fine la donna è vittoriosa, anche se è stata colpita al tallone. Soffermiamoci su questo racconto, così importante per l’intelligenza della storia. Possiamo dire che il libro ispirato, chiamato Bibbia, incomincia alla prima delle sue pagine e finisce all’ultima. La prima pagina racconta la caduta dei nostri progenitori, l’ultimo dei libri canonici è l’Apocalisse di san Giovanni: vi si racconta il trionfo finale del bene sul male e vi si contempla la Gerusalemme celeste.

Ebbene, l’inizio e la fine si corrispondono vicendevolmente. Tutta la storia si riassume nella sua origine e nel suo compimento; l’origine è una figura della fine, la fine un richiamo dell’origine. E l’immenso intervallo elastico che separa l’Alfa dall’Omega, quello che noi chiamiamo la storia della salvezza, non è nient’altro che “il tempo”. La medaglia, richiamando la primissima origine e l’ultima fine, è dunque anche il simbolo del tempo. Ma noi viviamo ancora nell’intervallo e ignoriamo “come finirà”. Ciò sottolinea l’importanza che può avere lo studio del racconto originale per prevedere ciò che è importante, prima della fine del “divenire” che Giovanni, il veggente di Patmos, ha tracciato nel suo racconto apocalittico.

È una donna, dicevo, ad avviare la caduta. Questa donna che si chiama “la madre dei viventi” porta il nome di Eva. Ed è annunciato che una donna, o la stessa donna, dovrà lottare contro il serpente; che sarà ferita al tallone[10], cioè in una parte poco importante del suo corpo, ma che essa ferirà il serpente e lo farà morire colpendolo nel punto capitale. La missione di Caterina e il conio della medaglia sono impregnati di questa profezia. (…) Maria schiaccia il serpente impuro, crudele e libidinoso. Questa lotta riempie la storia della salvezza. La Vergine e il serpente sono in lotta nella loro posterità. Tale è il tema che sant’Agostino, nel V secolo, sviluppa nei venti libri della Città di Dio. Il mondo è il teatro di una lotta tra due città: la città di coloro che mettono l’uomo al centro e gli subordinano Dio (lo constatiamo diffusamente, sottilmente e profondamente ai nostri giorni), e la città di coloro che mettono l’uomo al suo posto e lo subordinano a Dio. Le due città sono in lotta, le due posterità sono in conflitto, la posterità del male ferisce la posterità del bene. Alla fine, la Donna trionfa, e qui non si può mancare di evocare il capitolo 12 dell’Apocalisse, dove si vede la Donna aureolata di luce, con la luna sotto i piedi, che genera il Figlio nel dolore»[11].

CONTINUA…


[1] San Luigi Grignion di Montfort, Trattato della vera devozione alla Vergine Maria (sigla VD), § 1.

[2] VD 49.

[3] San Massimiliano Kolbe, Scritti, ENMI, Roma 1997, (sigla SK), n. 1331.

[4] SK 382.

[5] San Massimiliano Kolbe, Conferenze, Casa Mariana Editrice, Frigento 2014, n. 301.

[6] VD 54.

[7] San Luigi Grignion di Montfort, Preghiera infuocata, § 13.

[8] Card. Ivan Dias, Omelia di apertura dell’anno giubilare in occasione del 150 anniversario delle apparizioni a Lourdes, in http://www.iltimone.org/news-timone/il-card-dias-a-lourdes-oggi-maria-ci-chiama-a-far/. Si tratta di un brevissimo estratto della storica, programmatica omelia pronunciata l’8 dicembre 2007 dall’inviato Pontificio, il cardinale Ivan Dias allora perfetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli alla presenza di 150.00 fedeli accorsi a Lourdes per l’apertura del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni. Il cardinale, in poche battute, offriva un inquadramento preciso e autorevole (poiché a parlare è un cardinale di Santa Romana Chiesa) delle apparizioni mariane moderne quale evento unico e straordinario di cui coglieva bene la dimensione profetica: le apparizioni mariane predicono quello scontro epico tra le forze del bene le forze del male riassunto nel duello tra Maria e satana a cui però – aggiungeva Card. Dias – “l’esercito di Maria”, i suoi apostoli sono chiamati a prendere parte.

[9] Mons Carlo Maria Viganò, Maria Immacolata Vergine Madre – Acies ordinata, ora pro nobis: 19 dicembre 2019: https://www.corrispondenzaromana.it/un-atto-di-accusa-a-papa-francesco-e-di-amore-alla-chiesa-di-s-e-mons-carlo-maria-vigano/

[10] Nota di esegesi biblica sul verbo “insidiare-ferire” usato in Gen 3, 15. תְּשׁוּפֶנּוּ (teshufennù); שׁוּף [(šûf/shuf) qal/hillel – forma base del verbo ebraico]: schiacciare, frantumare, stritolare; fare o farsi un livido, una contusione, un’ammaccatura; mordere, ferire; afferrare con forza. Si notino alcune particolarità: (1) il verbo ebraico šûf, in tutta la Bibbia, ricorre solo in Gen 3, 15 e in altri due passi poetici difficili: Sal 139,11, Gb 9,17; (2) lo stesso verbo viene adoperato sia in relazione al “calcagno” della Donna [תְּשׁוּפֶנּוּ (teshufennù)] che al “capo” del serpente [יְשׁוּפְךָ (yeshufechà)] e contraddistingue sia l’azione dell’una che dell’altro; (3) è interessante l’aspetto modale dei verbi che sono degli yiqtol per cui esprimono azione reiterata. Questo descrive attacchi ripetuti da ambo le parti allo scopo di ferire l’altro. C’è quindi un’ostilità vicendevole. L’esito dello scontro è già segnato, come promessa di vittoria per la Donna, in quanto ella schiaccia la testa del serpente attraverso la sua parte più vulnerabile, il calcagno. La migliore traduzione esegetica cattolica conferma la legittimità della scelta, per la tradizione del verbo, del significato ferire e delle accezioni affini. Valga, per tutte, l’assicurazione del padre Sales, uno dei più affidabili commentatori del XX secolo: «Nell’ebraico vi è lo stesso verbo che precedentemente fu tradotto schiacciare (per l’azione della donna, ndr). Il contesto però esige che qui (per l’azione del serpente, ndr) venga tradotto morderai o ferirai il suo calcagno. Il serpente, strisciando per terra, può insidiare e mordere il calcagno dell’uomo, ma l’uomo, che cammina diritto, può ad esso schiacciare la testa»: Padre M. Sales, Il Vecchio Testamento commentato (vol. I: Genesi – Esodo – Levitico), Scuola tipografica salesiana, Milano 1925, p. 650. Allora: se calcagno=consacrati di Maria (Montfort), c’è davvero un’identificazione mistica (“transustanziazione nell’Immacolata”, S. Massimiliano Kolbe) tra Maria e i suoi figli-sposi consacrati?…

[11] J. Guitton, La Medaglia miracolosa. Il segno della misericordia a Rue du Bac, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 2015, cf. pp. 66-68.

Un pensiero su “Una luce nelle tenebre: il “CALCAGNO DI MARIA” (Prima parte)

Lascia un commento