02_Il duro messaggio di La Salette: peccato e castigo, “martello e tenaglia” (seconda parte)

La Vergine a La Salette presentò con estrema chiarezza, dunque, il legame direi “ontologico” esistente tra peccato e castigo:

« Se il raccolto si guasta la colpa è vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il Nome di Mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno più (…). Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere al momento della battitura. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti dai tremiti e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà”. La Signora, tuttavia, aggiunse che: “Se si convertono le pietre e le rocce si muteranno on mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi ».

Nonostante la luminosa prospettiva dei benefici anche materiali provenienti da una conversione sincera, gli abitanti di La Salette non prestarono attenzione agli appelli di uan Madre così premurosa. Ebbene, cosa ne è stato di quelle dure profezie?

Un primo dato concerne quanto avvenne alle patate. Effettivamente nel 1845 un fungo, che fu individuato nella Phytophthora infestans, aveva iniziato a distruggere i raccolti di patate, che erano l’alimento principale della popolazione. L’anno successivo, quello in cui la Vergine SS. era apparsa ai due fanciulli, i contadini avevano piantato semi infetti, per cui tutto il raccolto andò in rovina. Il fenomeno non riguardò solo la Francia ma si verificò in tutta l’Europa: Belgio, Prussia, Svizzera, Italia, nessun Paese scampò all’infestazione.

Il disastro agricolo, poi, continuò con le viti a cui non fu riservata una sorte molto migliore. Riporta il saggista Vittorio Messori:

« Io sono andato a studiare cosa successe all’uva in Francia dopo il 184  e ho scoperto cose incredibili. L’anno dopo le apparizioni, fece la sua comparsa un fungo parassita che aggredisce l’uva, spargendo una malattia detta “oidio”. Si tratta di una malattia della vite che mai si era vista in Francia prima di allora. Fece moltissimi danni e quando scomparve, si manifestò subito la filossera, un pidocchio microscopico che distrusse la metà dei vigneti di tutto il Paese. Venne trovato un rimedio per la filossera ma comparve immediatamente la peronospora, una malattia sconosciuta in Europa ed originaria dall’America » (1).

Le poche viti che erano riuscite a scampare ai due flagelli precedenti vennero annientate dal nuovo male.

In conclusione: perché tutte queste catastrofi, perché questi mali? Non siamo sempre noi uomini miserabili la causa delle nostre stesse sventure a causa di quella cieca disobbedienza che distrugge la nostra vita già su questa terra per poi perdere la nostra anima per l’eternità?

« Quello che l’intero discorso (della Madonna) presenta è una realtà ben comprensibile: il male produce ulteriore male e i castighi di Dio sono in realtà opera delle mani dell’uomo. Noi infatti sappiamo che la sofferenza nel mondo è causata dal peccato, in quanto esso è la radice dell’egoismo, il nucleo di un’esistenza impostata senza riferimenti a Dio, al suo aiuto e alla sua benedizione » (2).

Crocifisso, martello e tenaglia…

Vale la pena fissare  l’attenzione sulla bella immagine, fortemente espressiva, che la Vergine ha presentato a La Salette per mostrare plasticamente l’appello alla riparazione: i due pastorelli raccontano che la bella Signora portava al collo un crocifisso, sulla cui parte orizzontale erano appesi da una parte un martello (simbolo del peccato) e dall’altra una tenaglia (simbolo della riparazione e della virtù):

« Colpisce il particolare della croce, poiché essa si presenta in modo davvero originale, avendo aggiunti, a metà dei bracci laterali, martello e tenaglie, simbolo dei due opposti atteggiamenti del peccatore incallito e del cristiano pentito che, con la propria condotta, possono decidere di conficcare i chiodi nella croce di Cristo oppure di rimuoverli con una vita santa e fedele a Dio. Ai piedi del crocifisso, il teschio con i femori incrociati simboleggia l’imminenza della morte e il dovere e l’urgenza della conversione » (3).

Fuori metafora, quindi, i peccati sono come nuovi colpi di martello che prolungano la Passione di Cristo per tutto il tempo in cui sono perpetrati, fino al momento in cui non vengono rimessi mediante un sincero pentimento seguito dal ricorso al Sacramento della Confessione; la mortificazione e la penitenza, al contrario, fanno da contrappeso alle offese degli uomini criminali perché fanno espiare le colpe proprie ed altrui, “schiodando Gesù dalla Croce” (usando un linguaggio metaforico) e ungendo di balsamo le crudeli ferite del Salvatore innocente…

Teniamo sempre innanzi agli occhi, allora, queste due belle immagini: quella della tenaglia di una vita spesa in riparazione dell’“amore non amato” (come amava ripetere san Francesco d’Assisi) e quella del Cuore di Cristo ferito che ci chiede amore per amore e, a qualcuno, anche “sangue per sangue” (come amava ripetere san Gabriele dell’Addolorata).

Note:

1) V. Messori, Ipotesi su Maria, ARES, Milano 2005, p. 203.

2) Padre L. Fanzaga-S. Gaeta, La Firma di Maria, Sugarco, Milano 2005, p. 38.

3) D. Manetti, Nostra Signora di La Salette, in La nuova Bussola Quotidiana, 3.02.2014.

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