06_“Massimalismo mariologico” del messaggio delle Tre Fontane: « Sono la Vergine della Rivelazione »

Dopo aver passato brevemente in rassegna gli avvenimenti che ebbero come protagonista il protestante Bruno Cornacchiola convertito dalla Vergine della Rivelazione, cerchiamo adesso di penetrare più a fondo nel significato e nel valore di queste eccezionali rivelazioni

« Sono la Vergine della Rivelazione »

Con l’analisi del secondo titolo mariano continuiamo sulla scia del massimalismo mariologico. Mentre il primo coglie la persona di Maria SS. in relazione alla Trinità immanente – per usare un termine tecnico della teologia – ovvero in relazione al posto di spicco di Maria Vergine all’interno della Vita trinitaria, il secondo coglie invece maggiormente la Sua missione in relazione alla Trinità economica, cioè il Suo ruolo all’interno della storia della salvezza.

In effetti è proprio l’espressione in sé ad essere intrisa di massimalismo mariologico: il termine Rivelazione è più ampio di Sacra Scrittura che la Vergine SS. avrebbe
potuto usare rivolgendosi ad un protestante. Ed invece si presentò quale Vergine della Rivelazione e non Vergine della Sacra Scrittura. Perché? Quale messaggio la Madre Celeste voleva veicolare?

Il primo passaggio da fare, direi obbligato, è chiarire il significato di rivelazione che in teologia si definisce come “l’insieme degli eventi e delle parole ad essi intimamente connessi attraverso cui Dio manifesta se stesso e fa conoscere il mistero della sua volontà a noi in Cristo, il Quale è nello stesso tempo mediatore e pienezza dell’intera rivelazione”[1].

Esiste una rivelazione naturale ed una soprannaturale; una pubblica ed un’altra privata.
la rivelazione soprannaturale consiste “nell’insegnamento fatto da Dio agli uomini, in ordine alla loro santificazione e alla vita eterna”; si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo e la Chiesa ha ricevuto da Cristo il mandato di annunciarla a tutte le Genti perché, tramite l’obbedienza della Fede, gli uomini potessero trovare la salvezza eterna.

Fra Rivelazione (intesa come l’insieme degli avvenimenti per mezzo dei quali Dio si è rivelato all’uomo) e S. Scrittura non si dà una relazione di equivalenza e corrispondenza, né si può ragionevolmente ritenere che le Sacre Scritture contengano in tutta la sua ricchezza la rivelazione soprannaturale.

La Vergine della Rivelazione sapeva bene tutte queste cose e si servì di proposito del termine Rivelazione; non fu certamente un caso se si dichiarava tale davanti ad un protestante. La sua persona ed il suo ruolo sono comprensibili solo alla luce di quello che la Tradizione cattolica insegna a suo riguardo; il suo mistero non si può rinchiudere nella sola Rivelazione biblica. Ad esempio, alcuni dogmi che La riguardano, pur avendo qualche riferimento implicito nella Bibbia, non si può pretendere di trovarli in Essa esplicitamente e compiutamente formulati; è la Tradizione vivente della Chiesa ad essere l’interprete autentica ed infallibile della Sacra Scrittura e a trasmetterci per intero la divina Rivelazione.

La “Bella Signora” non poteva adoperare un’espressione più precisa ed efficace per correggere quel suo figlio sviato, Bruno Cornacchiola, che si ingannava nel negarLe i titoli e le prerogative che la Chiesa Le ha giustamente attribuito sia perché, da protestante, restringeva la Rivelazione alla sola Scrittura sia perché, smarrito nel ginepraio della libera e soggettiva interpretazione, ne intendeva erroneamente il significato.

In ogni modo anche la Sacra Scrittura è tutta permeata della presenza della Vergine, una presenza che segna ogni sua pagina anche se non in modo esplicito bensì tra figure e simboli: « La Madonna è stata oggetto di considerazione in tutti i grandi eventi della storia della salvezza. Ha avuto sempre il suo posto. Ha trovato ogni volta la sua collocazione. Costate è stata la sua presenza; discreto, ma puntuale, il suo apparire e agire. In tutto l’arco della rivelazione divina la persona di Maria è là, nei punti nodali, a svolgere il ruolo assegnatoLe da Dio accanto al Figlio: dalle prime pagine del Genesi alle ultime dell’Apocalisse. Da Isaia a san Luca; dall’Incarnazione alla Redenzione; nella Pentecoste e nell’Escaton di tutti i tempi »[2].

Rivelata e Rivelatrice

Il padre Angelo M. Tentori, riflettendo sul titolo Vergine della Rivelazione, propone una
bella e giusta considerazione, cogliendo all’interno di quel complemento di specificazione “della” Rivelazione il duplice significato di “rivelata” e “rivelatrice”: « Con il titolo che proferisce da se stessa (Maria SS.) vuole far capire a Bruno che lei ha a che fare con la Rivelazione stessa e che i privilegi e i dogmi che la riguardano non sono invenzioni della Chiesa cattolica ma fanno parte della rivelazione stessa (…). Lei non è quindi marginale, ma essenziale alla realizzazione del piano di salvezza. Non la si può estromettere dalla Rivelazione, né in tutto né in parte. Parlare di Rivelazione significa parlare anche di lei, anzi non si può capirla senza di lei, dato che la Parola di Dio si è fatta carne, persona umana, per mezzo di Lei [3]».

Considerando ora la Maria SS. nella veste di Rivelatrice, il padre Tentori riflette: « Sappiamo che (Lei) nelle sue manifestazioni visibili non ci ha mai rivelato nulla riguardo alla fede che noi già non sapessimo. E così deve essere: noi già possediamo la “rivelazione completa” e la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, la interpreta autenticamente e ce la ripropone sempre più attualizzata. Ciò che la Madonna rivela” è soltanto richiamo, ricordo, invito a vivere ciò che già sappiamo (…). (Inoltre) quando lei si definisce “Vergine della Rivelazione” ci richiama al suo titolo più grande, quello della sua maternità divina »[4].

Il termine Vergine, invece, sta ad indicare quella integrità verginale di Maria che è il fondamento su cui poggia tutto l’evolversi della sua esistenza e della sua missione e scolpisce lo “status” della sua anima ossia quella totale ed irrevocabile donazione a Dio che si tradusse e continua a tradursi nella sua piena disponibilità al progetto e alla volontà di Dio su di Lei.

Il complemento di specificazione della Rivelazione, invece, sta ad indicare anche la sua Divina Maternità perché l’apice e il compimento della rivelazione è Gesù Cristo e Maria
SS. « è la Madre del Dio fatto uomo, del Figlio di Dio, Verbo, parola, immagine, rivelazione
del Padre »[5].

Un’ultima annotazione. Riflettendosi, si potrebbe scorgere nel titolo Vergine della Rivelazione anche il riferimento alla missione corredentiva di Maria SS., quella missione che la vide Nuova Eva accanto al Nuovo Adamo (il Figlio) per il riscatto dell’uomo dal peccato e dalla schiavitù di satana liberandolo, in ultima analisi, dall’eterna rovina dell’Inferno.

La rivelazione culminò in Cristo, come si diceva in precedenza, ma in concreto nella sua redenzione sanguinosa a cui, per divino decreto, fu associata la Vergine di Nazareth. E così « il messaggio è evidente: se si esclude lei, non si entra nella pienezza ed esattezza della Rivelazione, perché senza di lei non si può capire completamente l’opera di Cristo suo Figlio, perché ne andrebbe di mezzo qualche aspetto del mistero dell’Incarnazione »[6].

Note:

[1] Il Catechismo della Chiesa cattolica, passando in rassegna prima le ragioni che hanno motivato la scelta di Dio di rivelarsi all’uomo e delineando poi le tappe della rivelazione soprannaturale, insegna essa culmina e si compie nel Verbo Incarnato, l’Unigenito Figlio del Padre e Salvatore degli uomini: «Dio si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la sua Alleanza per sempre. Egli è la Parola definitiva del Padre, così che, dopo di lui, non vi sarà più un’altra rivelazione» (CCC, n. 73).

[2] Padre S. M. Manelli, Mariologia Biblica, Casa Mariana Editrice, Frigento 2005, p. 7. Un capitolo a parte è costituito dai santi Vangeli, cuore della sacra Bibbia. Lì la Vergine Maria è presente non più per mezzo delle figure e dei simboli antichi ma in maniera personale, immediata e diretta: « La ricchezza delle parti mariane (presenti nel Vangelo) […] risulta così grande da potersi concludere che il Vangelo è tutt’altro che parco di notizie sulla Madonna e sulle singolari sue perfezioni. Non vi sono, è vero, molte e diffuse descrizioni di Lei. Ma se gli sconfinati orizzonti di perfezione della Regina del creato […] non vi si trovano apertamente manifestati, in tutta la loro particolareggiata e meravigliosa estensione […] essi tuttavia si lasciano intravedere, dietro il velo di tante umili descrizioni, come attraverso squarci, dei quali la nascosta realtà brilla d’intenso splendore»: mons. P. C.  Landucci, Maria Santissima nel Vangelo, San Paolo, Milano 2000, p. 13.

[3] Padre A. M. Tentori, La Bella Signora delle Tre Fontane, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, pp. 86­-87.

[4] Ivi, pp. 88-89.

[5] Ibidem.

[6] Ivi, p. 90.

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