Da diversi anni il mondo cattolico ed in particolare la Diocesi di Augsburg si sta occupando dei fatti di Marienfried, nella parrocchia di Pfaffenhofen. Vi affluiscono pellegrini venuti da vicino e da lontano, perfino dall’estero, e vengono non solo per pregare, ma pure per fare delle indagini sulle origini, il significato religioso e l’efficacia spirituale di questo luogo di preghiera. Partiamo da un rapido resoconto dei fatti.
Il 13 maggio del 1940 le armate corazzate tedesche guidate da Heinz Guderian sfondano le difese della 55ª divisione francese a Sedan. La pioggia di bombe della Luftwaffe e la tremenda forza di impatto dei carri armati delle Panzerdivision schiacciano la resistenza avversaria senza appello. La campagna di Francia del Terzo Reich mette a segno una vittoria decisiva.
Nello stesso giorno Winston Churchill alla Camera dei Comuni lancia un appello: « Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo davanti a noi la più terribile delle ordalie. Abbiamo davanti a noi tanti, tanti lunghi mesi di lotta e sofferenza. Voi chiedete qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una sola parola: la vittoria. La vittoria a tutti i costi […] perché senza la vittoria non c’è sopravvivenza ».
Queste parole drammatiche echeggiano in tutto il mondo occidentale. Ma in quel giorno storico, proprio nel ventre della « bestia » – la Germania nazista e figlia di Lutero – succede un evento inspiegabile…
Nel silenzio delle campagne bavaresi, una ragazzina di 16 anni, Barbara Ruess, è alla ricerca del rosario perso il giorno prima tra i boschi vicino Pfaffenhofen, non lontano da Ulm. Incontra una signora d’aspetto soave che le dice:
« Tu stai pensando che corona devi recitare. Io ti voglio insegnare un altro Rosario, e così pregheremo insieme ».
Le chiede di aggiungere alle decine del Rosario alcune nuove invocazioni:
« Per la tua Immacolata Concezione, salvaci, proteggici, guidaci, santificaci e governaci ».
Barbara confiderà il fatto solo cinque anni dopo all’amica e parrocchiana Anna Humpf. Di lì a poco Pfaffenhofen fa un voto alla Madonna: edificare una cappella, chiedendo di scampare i terribili bombardamenti delle forze alleate che cercano di piegare il Reich. Così mentre Ulm proprio lì accanto viene distrutta, la cittadina della Ruess rimane intatta. Nel 1946 si deve allora erigere la cappella.
Barbara passeggia con l’amica Anna e con suo fratello, il parroco, in cerca di un luogo adatto. Il prete spera in un segno, ma non certo soprannaturale, magari qualche ispirazione legata al luogo stesso. È il 25 aprile. Barbara si sente chiamare più volte da una voce misteriosa e ha dei colloqui con la bella Signora che non vengono però uditi dagli altri due:
« Hai visto la Signora? ».
« È la Signora che ho visto allora, e che mi ha insegnato il Rosario dell’Immacolata. Non l’ho mai potuta dimenticare », dice Barbara all’amica Anna e poi:
« Essa ha detto qualcosa anche a voi: “La pace di Cristo sia con voi e con tutti coloro che qui pregano” ».
È così che si decide di dare il nome di “Marienfried”, la “Pace di Maria”, all’edificio sacro.
Le apparizioni accompagnate da visioni angeliche si ripetono il 25 maggio e il 25 giugno. L’identità della bella Signora si rivela chiaramente alla giovane, che sinora non aveva ancora capito con chi stesse veramente parlando. È la Madonna, che si presenta come Mediatrice di tutte le grazie.
Barbara vivrà negli anni esperienze e doni mistici ma anche il rapimento nel 1950 da parte di una setta satanica a cui riesce a sopravvivere grazie al pentimento di uno dei membri.
Inoltre nel 1970 la cappella sarà profanata col furto sacrilego delle Ostie dal Tabernacolo e tre anni dopo sarà colpita da un incendio.
Sembra che questo luogo di pace abbia molti nemici, come sempre è per le opere di Dio.