01_Belpasso: contesto, apparizioni e posizione della Chiesa

Il contesto

Nelle autoradio vanno di moda i Duran Duran e Gianna Nannini, al cinema esce Top Gun con Tom Cruise, a governare gli Stati Uniti c’è l’ex attore Ronald Reagan al suo secondo mandato. Sono gli anni ’80, tutti edonismo e disimpegno. Ma il 1986 sembra dare una scossa al mondo.

All’1.23 del 26 aprile la centrale nucleare V. I. Lenin a Černobyl’, Ucraina, ha un guasto durante un esperimento. Il reattore numero 4 esplode. In poco tempo una nube di gas radioattivo investe la zona, uccidendo decine di persone e poi costringendo circa 300 mila abitanti ad abbandonarla per sempre. La nube si muove su tutta l’Europa orientale e poi su quella occidentale arrivando a lambire la costa est degli USA. Si smette di bere latte e importare grano, la paura investe le pagine dei giornali e i discorsi della gente. È il più grave incidente nucleare della storia. L’uomo si rende conto che la sua autodistruzione non è un’ipotesi remota. A distanza di anni rimane il bilancio di migliaia di vittime di tumori e centinaia di migliaia di bambini nati con malformazioni, quasi una maledizione che colpisce le popolazioni più esposte anche a distanza di trent’anni.

Ma il 1986 è anche l’anno del maxi-processo alla mafia a Palermo – che vede lo Stato mettere per la prima volta “Cosa Nostra” alle strette – e della “rivoluzione dei Rosari” nelle Filippine, dove tre milioni di cattolici guidati dal card. Jaime Sin scendono nelle strade di Manila a pregare la Corona e ottengono la fine del regime autoritario del presidente Ferdinando Marcos.

Le apparizioni

È in quest’anno eccezionale che nelle campagne di Belpasso, a metà strada tra il vulcano Etna e la città di Catania, il quindicenne Rosario Toscano assiste a un’apparizione mariana l’11 maggio. Rosario, figlio unico di genitori della piccola borghesia, è un ragazzo tranquillo e normalissimo. Nei mesi precedenti aveva sofferto una malattia virale di difficile identificazione e a inizio maggio sente una voce rassicurarlo: «Hai sofferto abbastanza, ora basta». L’annuncio della guarigione si accompagna all’invito di non raccontare quanto stava succedendo. Poi la voce si manifesta ancora fino a spiegare: «Sono Maria madre di Dio, l’Immacolata Concezione». Infine l’invito a recarsi alla roccia di Belpasso.

Gli eventi si ripeteranno per circa due anni fino al maggio 1988, per un numero di 32 apparizioni, con la promessa di un’ultima in futuro, che avviene infatti il 25 marzo del 1999. Rosario ricevette pure, prima dell’ultima apparizione della Madonna, alcune comunicazioni da parte di Gesù, incentrate sul valore e sul significato del “culto” al Cuore Immacolato di Maria.

Il giovane Rosario ha mantenuto negli anni un atteggiamento lontano dalle spettacolarizzazioni e rispettoso dell’autorità ecclesiastica: l’arcivescovo di Catania all’epoca dei fatti, mons. Bommarito, lo ha incontrato più volte e ha espresso apprezzamento per la sua persona.

Il risveglio religioso legato a Belpasso è contraddistinto da equilibrio e comunione ecclesiale, tanto che sul sito dello stesso santuario le apparizioni vengono definite “presunte” dagli stessi gestori, in ossequio al giudizio che le autorità cattoliche vorranno esprimere in futuro.

Status del discernimento ecclesiastico.

Posizione intermedia “pro nunc nihil obstare” (non è cioè ancora un’approvazione ufficiale delle apparizioni ma equivale ad un “nullaosta” = per ora nulla si oppone al culto e alla devozione perchè la valutazione secondo i criteri tradizionali di discernimento fatta fin qui risulta positiva). Per la fattispecie, nel caso concreto dei fenomeni mariani di Belpasso abbiamo:

  • approvazione del culto nel 2000 con benedizione della statua della Madonna della Roccia di Belpasso da parte del vescovo mons. Bommarito;
  • consacrazione della cappella fatta costruire secondo la volontà della Madonna e trasformata dal vescovo in santuario diocesano per la diocesi di Catania;
  • applicazione al santuario dell’Indulgenza giubilare (nel 2000), giudizio positivo;
  • profonda stima, personale amicizia tra il vescovo e il veggente, definito durante un’intervista da lui rilasciata « un ragazzo sano, equilibrato, sereno, che non ama attirare l’attenzione su di sé » (R. Laurentin).

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